Mario Pigatto a tal proposito scrive: “L’ufficio falsi non era altro che un semplice sacchetto sporco di colla e di inchiostro con dentro timbri di metallo e di gomma, boccette di inchiostro, tamponi, colla, puzzoni, forbici, chiodi d’alluminio, un torchio massiccio ed angoloso, poi documenti in bianco di ogni genere, carte d’identità, bolli di segreterie comunali, certificati di impiego, licenze, fogli di viaggio, scontrini rosa, lascia passare, esoneri, tesserini militari, documenti repubblichini, tedeschi, bilingui; una babele dove riuscivano a pescare giusto solo due o tre iniziati. E in una scatoletta infine un mucchietto di fotografie formato tessera che aspettavano turno di essere incollate e bollate a secco su qualche documento, per trasformarsi poi innocenti preti di campagna, viaggiatori di commercio, manovali, ufficiali della GN R, studenti, invalidi e simili. E la sede? Da un lussuoso appartamento ad un oratorio, da un ospizio di carità ad una torre cadente, da un sotto palco di teatro ad una baracca di campagna. E i timbri? Veri gioielli imitati alla perfezione. Esce un documento nuovo c’è da impazzire ad imitarlo, aquile tedesche, fasci repubblichini, distretti, uffici del lavoro. Oltre a procurare i documenti nuovi, trovare il metallo occorrente (acciaio, alluminio bronzo, leghe speciali) bisogna poi correre dal bravo Attila… Partigiano, provetto incisore e cesellatore. Caro ufficio falsi, quanta gente hai salvato”.
NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto Arsizio
DATA REPERTO 1943-45
TIPOLOGIA REPERTO Oggetto esposto in struttura museale
DESCRIZIONE REPERTO Timbri utilizzati dai partigiani per falsificare documenti.