Ezio Crespi non è un partigiano qualunque. In realtà, nessun partigiano è da considerarsi “qualunque”, ma la sua storia ha qualcosa che colpisce profondamente e che fa capire come le gesta nobili di un singolo individuo possano riecheggiare attraverso i decenni. Prima di entrare nella Resistenza, Ezio è un ragazzo come tanti altri: nasce in una famiglia piuttosto numerosa, dove la religione è messa al primo posto dalla madre, molto attiva su questo lato, che indirizza il figlio a frequentare l’oratorio e la chiesa della sua città natale, Busto Arsizio. Don Giovanni, il prete che lo vede crescere, è una figura molto importante all’interno della vita di Ezio, soprattutto per quanto riguarda la sua scelta di entrare a far parte della Resistenza: il prete cerca di dissuaderlo da questa decisione, molto pericolosa sia per lui che per la sua famiglia, ma le motivazioni di Ezio sono troppo forti e nel 1943 inizia la sua vita da partigiano. Vita che da questo momento si trasforma in una vera e propria sofferenza per l’ormai soprannominato “Cinella” (nomignolo di guerra datogli in ricordo di suo fratello maggiore scomparso), il quale combatte sulle montagne di Verbania nella brigata Cesare Battisti per liberare la zona dal dominio nazifascista. La guerra lo sconvolge profondamente, sia mentalmente che fisicamente, ma le sue motivazioni e i suoi ideali non vengono mai scalfiti e non esita a ritornare a combattere insieme ai suoi compagni. Ed è proprio combattendo che perde la propria vita, il 21 aprile del 1945, lottando per la liberazione della città di Intra, non cedendo di un minimo neanche quando viene gravemente ferito. Tutte le sue azioni e le sue imprese colpiscono profondamente gli animi dei suoi concittadini, che omaggiano Ezio con un toccante funerale e l’intitolazione di una scuola elementare proprio a lui.
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