Contributo dello studente Patrick Schulze
I miei nonni paterni sono tedeschi, nati e cresciuti durante la Seconda guerra mondiale in Germania, ma si sono trasferiti in Italia nel 1959. Mio nonno è nato nel 1932 nella Germania dell’ovest, era un ragazzo durante la guerra, ma il tempo e le emozioni hanno corroso le memorie e quello di cui si ricorda ancora è poco. Mia nonna invece, nacque nel 1941 nella Germania est, più precisamente nella Prussia (alla fine della guerra farà parte della Polonia), e quindi non si ricorda quasi nulla di quel periodo. Nonostante ciò, sono riuscito a parlare con loro e mi hanno raccontato di eventi o situazioni particolari che ricordano per darmi un’idea della situazione della Germania durante e dopo la guerra.
Alla fine della guerra Wolfgang (mio nonno) aveva 14 anni, e i soldati tedeschi facevano ritorno dai campi di battaglia. Il padre di Wolfgang andò in guerra in Russia, ma non fece mai ritorno; non si sa cosa sia successo, se sia morto in guerra o durante il viaggio di rimpatrio, non c’era nessuna notizia a lui relativa, questa era l’unica cosa certa.
Wolfgang, quindi, si sedeva ogni giorno su un muretto che affiancava la stazione e guardava come decine e decine di soldati passavano e si incamminavano verso casa, verso le loro famiglie, i loro amati e i loro amici. In mezzo a quel fiume di uniformi, cappellini e borsoni, sperava di riconoscere la faccia familiare di suo padre; ma i giorni e le settimane passarono, i soldati diminuivano, ma non vide mai più il volto così tanto atteso.
La parte più straziante per la madre di Wolfgang furono però i mesi a seguire: non giunse mai notizia se il marito fosse vivo o no, e per mesi lei non era né moglie, né vedova; questo significava che ella non riceveva alcun tipo di assegno per vedove. Tale situazione continuò per sei mesi finché il marito non dichiarato caduto.
Anche il padre di Karin (mia nonna) cadde in guerra, anche se non si ricorda bene come, dal momento che aveva solo quattro anni quando giunse la notizia. Alla fine della guerra però i russi avanzarono verso ovest e presero anche la Prussia; i soldati russi non sembravano avere pietà di nessuno nella loro avanzata in terra tedesca.
La madre di mia nonna, vedova, fu violentata da uno di questi soldati, e rimase incinta di un bambino. Questo bambino però nascerà nella Germania Ovest, visto che quando arrivarono i russi, ai prussiani vennero date due possibilità: di trasferirsi nella Germania dell’ovest e rimanere tedeschi o di restare là dove abitavano e diventare polacchi. La madre di Karin, incinta, decise di andare in Germania.
Il viaggio fu devastante, i fuggitivi emigrarono nei Fiehwagen (i vagoni di legno dei treni di solito utilizzati per il trasporto di animali) e sedevano e dormivano sul fieno, uno quasi sopra l’altro per giorni, con delle rare fermate. Nonostante la pesantezza, erano contenti di avercela fatta, anche se non era raro che gli aerei alleati bombardassero i treni di trasporto con dentro gli emigranti. Una volta giunta in Germania andò ad abitare in una famiglia che era obbligata dallo stato ad accogliere coloro che accorrevano dalla Prussia.
Dopo la fine della guerra, però, venne data possibilità agli ex prussiani di visitare le loro vecchie case; là Karin rivide la cascina della sua famiglia, maltenuta ora da un contadino polacco, e quando gli venne detto chi erano quei visitatori, le lacrime gli coprivano le guance e si scusò alla famiglia di Karin, come se fosse un criminale; il senso di colpa lo invase, colpa perché anche lui era stato obbligato dai russi a vivere là e non aveva altra scelta. Infine, regalò un cestino di uova e si scusò nuovamente.
Durante la guerra e il dopoguerra la fame e la mancanza di provviste colpì tutta la Germania. I miei nonni si ricordano ancora bene di come il cibo era razionato e ogni famiglia aveva il permesso di comprare una quantità limitata di burro, pane, zucchero o qualsiasi alimento. Mio nonno si ricorda di come sua madre accendeva il fornello e metteva la pentola, le lacrime le ricoprivano il viso e non sapeva cosa fare da mangiare ai suoi quattro figli. La madre di Karin invece portava con sé lo zucchero e il pane quando usciva di casa per evitare che i figli, con le ginocchia gonfie di acqua per la fame, lo mangiassero mentre era via.
Karin si ricorda anche di come le sue scarpe fossero diventate troppo piccole da tempo, ma le indossava comunque con la punta tagliata e le dita scoperte.
I miei nonni fortunatamente vissero in paesi piccoli che non erano presi di mira dai bombardamenti quanto le grandi città, comunque hanno avuto delle esperienze ravvicinate con degli attacchi aerei; Wolfgang e suo cugino una volta stavano andando in stazione e da lontano sentirono degli aerei militari avvicinarsi, si nascosero lì vicino e poco dopo sentirono gli aerei sparare sui treni in stazione. Spesso durante la notte Wolfgang veniva svegliato da sua madre per correre nel bunker quando si sentivano gli aerei passare e stavano lì per la notte, senza sapere se gli aerei bombardassero o se fossero solo di passaggio. Un’ altra volta invece fu gettata una bomba a vuoto non lontano dal paese e l’ordigno distrusse le finestre del ginnasio dove studiava Wolfgang. Dopo il bombardamento fu costretto ad andare a piedi in un’altra scuola, distante cinque km.
Spesso Karin e altri ragazzi andavano nei boschi a raccogliere le more per rivenderle per qualche soldo o qualche litro di latte e, ogni volta che uscivano, i genitori tremavano perché nei boschi c’erano ancora le mine a pressione lasciate dalla guerra che potevano sempre esplodere. Anche Wolfgang si ricorda come per guadagnare qualche soldo sua madre facesse tanti chilometri per andare a vendere oggetti vecchi al mercato delle pulci: quando tornava a mani vuote, andava lui con tutti gli oggetti a una fattoria per poterli almeno scambiare per un po’ di latte.
Un giorno Wolfgang e suo cugino andarono in una cava vicino al paese dove le forze militari si esercitavano per sparare o lanciare granate… lì trovarono una granata a mano, la raccolsero e notarono che non era ancora scattata. A quel punto si arrampicarono su un dirupo e gettarono giù la granata che scoppiò, semplicemente per divertirsi… questi erano i giochi in tempo di guerra! Nella cava trovarono anche altre armi già utilizzate o attrezzature belliche… come divertimento venivano portate a casa per smontarle e farci esperimenti; non pensavano alle eventuali conseguenze, ma erano gli unici “giocattoli” del tempo…
Informazioni sulla mia famiglia
Purtroppo i miei nonni non hanno molti ricordi o informazioni sui loro genitori, i motivi sono più di uno; quando tutto accadde loro erano piccoli, spesso mancavano o non venivano date informazioni sufficienti, oppure non vogliono ricordare quei tempi; mi rendo conto anche che le emozioni di questi ricordi sono molto forti e quindi non ho voluto premere troppo a riguardo e quindi quello che so dei parenti più lontani non è molto.
Il padre di mio nonno, Hans Johannes Schulze, nacque a Gummersbach (vicino a Colonia), l’8 Giugno 1907, è cresciuto à e ha lavorato da funzionario dell’amministrazione pubblica. Vive la prima Guerra Mondiale da bambino, si sposa molto giovane e ha tre figli, ma quando dovrà partecipare alla seconda Guerra Mondiale i bambini ancora piccoli restano senza padre. Della madre invece non parla molto, si chiamava Maria Schumacher, e nacque il 16 Gennaio 1912, anche lei a Gummersbach, dove cresce pure lei.
Mia nonna invece sa ancora meno dei suoi genitori, del padre non ricorda pressoché nulla, non avendolo mai conosciuto veramente dato che quando nacque lei lui partì per la guerra. Anche lei non parlò molto della madre, disse solo che nacque nel 1916 e mi mostrò una foto del matrimonio (del 1938), in cui si vedono molti uomini in uniforme da soldato, che persero tutti la vita nella guerra.