La carta lavoro fu deliberata nel 21 aprile 1927 dal Gran consiglio del fascismo. Non fu varata in una nata casuale, in quanto è simbolica, poiché fu fatta coincidere con il Natale di Roma.
Non è un semplice documento legislativo ma è anche l’enunciazione dei principi fondamentali del nuovo stato, permettendo la costituzione di un nuovo modo di intendere l’assetto giuridico. In quanto è alternativo al liberismo e al socialismo, creando una terza via. Una via data dalla fusione del passato socialista, con il riconoscimento della forma del duce e perciò la subordinazione allo stato, con il compito di regolare e superare il conflitto sociale.
Il documento è costituito da 30 dichiarazioni con 4 capi: Dallo stato corporativo e della sua organizzazione; Dal contratto collettivo di lavoro e delle garanzie del lavoro; degli uffici di collocamento; Dalla previdenza, Dell’assistenza dell’educazione e dell’istruzione.
Le parole chiave della carta sono: Nazione, Stato, Lavoratore e Sindacato. Infatti nel documento vengono sanciti la subordinazione dell’economia alla politica perciò il consequenziale controllo della supremazia sulla società, Il lavoro è un dovere sociale. Viene sancita l’iniziativa privata. Il prestatore d’opera, tecnico, impiegato ed operaio è un collaboratore attivo dell’impresa economica. Viene stabilito il compito di rappresentanza dei sindacati sulle categorie e interessi dei lavoratori e dei datori di lavoro anche di fronte lo stato. Lo stato corporativo non crea ma riconosce l’organizzazione professionale di contrattazione collettiva. La nazione viene descritta coma un unità morale, politica ed economica.
Tale documento segna ufficialmente la nascita dello stato corporativo, ovvero la terza via. Il corporativismo è una dottrina politico-sociale che realizza il principio della collaborazione tra le classi e le categorie sociali. Infatti il fine del documento è quello di affidare alle corporazioni il compito di disciplinare e ordinare gli aspetti dell’attività produttiva. Le corporazioni sono delle organizzazioni specifiche per ogni settore produttivo e sono controllate dallo stato. La carta del lavoro di Mussolini fu abrogata nel 1944.
scritto da Marta Ghellere
curato dal prof. Tomas Cipriani