Il museo didattico digitale vuole essere un progetto di public history e, al contempo, un efficace strumento didattica della storia, realizzando un laboratorio di storia virtuale.
Con public history intendiamo un’attività che abbia, come fondamento, l’uso rigoroso del metodo storico per approfondire i collegamenti tra i cittadini del futuro e la storia del proprio passato. L’aspetto laboratoriale, invece, si pone in un’ottica di didattica in grado di sviluppare competenze trasversali, attraverso lo studio, in particolare, della storia contemporanea.
Il lavoro si articola in varie operazioni:
La ricostruzione storica, infatti, non è frutto di una narrazione creativa me si basa su una interpretazione rigorosa di fonti vagliate in precedenza. Il museo didattico digitale recepisce, quindi, le indicazioni ministeriali circa la finalità dell’insegnamento della storia che sono appunto: «educare gli studenti alla consapevolezza del metodo storico» (D. M. 9 marzo 1994).
L’obiettivo è duplice:
– recuperare le storie dei singoli, che sono il sostrato della storia universale;
– riflettere sul passato per agire sul presente.
Inoltre, in questo modo si utilizzano le tecnologie della contemporaneità per salvaguardare documenti e cimeli del passato, garantendogli di sopravvivere al tempo e all’usura. L’idea è nata dai docenti Tomas Cipriani (storia e filosofia) e Irene Pellegatta (italiano e storia) ne hanno messo appunto le pratiche, curato le elaborazioni, seguendo gli studenti nel percorso. Il progetto è stato adottato dal dipartimento di storia e filosofia degli ISS Olga Fiorini e Marco Pantani e, in seguito, da tutta ACOF. Il museo didattico digitale si inserisce a pieno diritto tra i percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO) e tra i progetti di educazione civica.