Cartoline dal fronte: commento ai materiali di Francesco Baraté.
Tra i materiali presenti all’interno del nostro Museo digitale compaiono anche le fotografie di nove cartoline postali provenienti dal fronte, riconducibili al periodo della Prima guerra mondiale, tutte gentilmente condivise con noi dalla famiglia dello studente Francesco Baraté della classe V A Istituto professionale. Le cartoline sono state spedite da due fratelli, Garbolo Severo e Garbolo Paolo, originari di Milano, alla loro famiglia, negli anni 1915, 1916 e 1917. Paolo Garbolo ha un profilo particolarmente interessante, deducibile dai fogli di congedo e da altra documentazione fornita dalla famiglia e messa a disposizione nel museo: classe 1899, partecipa alla Prima guerra mondiale nel cinquantottesimo Reggimento Fanteria, prima compagnia, con il grado di zappatore, e milita poi nella Resistenza partigiana, 120° brigata Walter Perotti, distaccamento “Cile”, per la liberazione di Milano dal nazifascismo. Garbolo Severo, invece, è attivo nella diciassettesima divisione, ottantunesimo Reggimento Fanteria, quarta compagnia con il ruolo di zappatore. Al di là dei contenuti delle cartoline, che si presentano come brevi accenni allo stato di salute dei due soldati, ciò che a nostro avviso risulta essere particolarmente interessante è l’apparato grafico delle cartoline, il repertorio di immagini e simboli presenti in esse che comunicano in maniera chiara i capisaldi della propaganda italiana nel corso della guerra. In esse infatti troviamo lunghe file di soldati pronti all’assalto, fieri e coraggiosi, fanti che combattono con forza e che cadono feriti per la patria, con la mano stretta sul cuore e il volto contratto in una smorfia di dolore; troviamo immagini colorate e in bianco e nero, che ritraggono soldati schierati in difesa dell’avamposto sul monte Baldo, e soldati caduti nella neve, cosparsi di sangue, sotto il filo spinato della trincea. Ma si riconoscono anche piccole carte geografiche che riproducono i territori coloniali italiani, Libia ed Eritrea, e immagini rappresentative del terremoto di Messina dell’anno 1908. In una cartolina troviamo una bellissima riproduzione delle stelle alpine, fiore tipico delle Alpi che i soldati stavano difendendo dal nemico sul fronte italiano. Ovunque dominano i colori della bandiera italiana (esempio: nella cartolina del soldato ucciso sulla neve, troviamo il bianco di sfondo, il verde nella divisa del soldato e il rosso nel suo sangue versato) e lo stemma dei Savoia; talvolta compare il ritratto di Vittorio Emanuele III. Brevi canzonette o versi di poesie completano il messaggio di queste cartoline, un messaggio fortemente patriottico e nazionalista, volto ad ispirare in chi le osserva uno spirito d’amore profondo per la patria e un senso di stima nei confronti del sacrificio che i soldati stanno compiendo al fronte per il bene della nazione. Nessun accenno emerge in queste cartoline al nemico: l’esaltazione del soldato italiano ha il sopravvento su ogni altra immagine. A cura della classe V A Istituto Professionale
Step into your place: commento al manifesto propagandistico.
Il manifesto qui rappresentato è stato prodotto dal sistema propagandistico britannico nel 1915, durante il secondo anno di guerra, ed evidenzia la necessità del governo di arruolare il maggior numero di soldati possibile da unire all’esercito impegnato in quella che è stata una logorante guerra di posizione. Il manifesto unisce testo “step into your place”, letteralmente “prendi il tuo posto”, e un’immagine fortemente comunicativa di una lunga fila di giovani uomini inglesi. Questa fila si compone di civili (in primo piano), rappresentati con abbigliamento e oggetti tipici di varie occupazioni lavorative e di diverse classi sociali (sono presenti borghesi, aristocratici, semplici operai, un giudice, un intellettuale ecc) e di soldati, rappresentati in prospettiva in una linea praticamente infinita, che pare non concludersi al bordo del manifesto. I messaggi veicolati da questo manifesto di forte impatto sono molteplici: da un lato l’invito ai civili ad arruolarsi nelle fila dell’esercito britannico (intento chiaramente espresso nella scritta), una vera e propria necessità per l’Inghilterra che stava fronteggiando il nemico degli imperi centrali; dall’altro lato esprime la necessità di una compartecipazione generale allo sforzo bellico, dal momento che tutti gli uomini, a prescindere dalla classe sociale di appartenenza, dal proprio livello culturale e dal proprio impiego, possono dare un identico contribuito alla causa britannica. In questo senso, l’esercito sembra svolgere un’importante operazione di livellamento sociale, rendendo gli uomini tutti uguali sotto una divisa e di fronte ai rischi della guerra. Si può notare come nella fila non compaia nessuna donna: certamente esse non parteciparono militarmente alla guerra ma ricordiamo che il loro ruolo è stato fondamentale durante il conflitto, in quanto esse sono state infermiere, giornaliste, fotografe e soprattutto grandi lavoratrici in grado di sostituire gli uomini in una varietà di occupazioni lavorative. Francesco Baraté – cl. 5 A