Museo Didattico Fiorini

BORLANDELLI ADELIO

Classe 1925, partecipa alla lotta partigiana sui versanti del Mottarone, dopo essere stato arrestato, incarcerato a Parma ed evaso. Riceve la Croce al Merito di Guerra e il Diploma d’Onore ai Combattenti. Attualmente non sono disponibili informazioni più specifiche su questo partigiano. 

BONFANTI DON PIERO

Don Piero Bonfanti, nato nel 1918 a Gorla Minore, è un sacerdote noto per il suo impegno nell’educazione dei ragazzi riguardo il rispetto e i diritti umani, nonostante la dittatura fascista sotto la quale ha vissuto trasmettesse valori e principi opposti.Trascorre gran parte della sua vita ad Inveruno, dove viene fondato il primo gruppo della Divisione Alto Milanese, la quale successivamente, fondendosi con dei gruppi partigiani, dà vita al Raggruppamento “Alfredo Di Dio”. Don Piero viene nominato cappellano della Brigata Gasparotto, alla quale garantisce pieno sostegno mettendo a disposizione il suo oratorio come sede per riunioni e nascondiglio delle armi. Don Piero Bonfanti viene ricordato come un uomo estremamente deciso e con grandi capacità: riesce in svariate occasioni a placare la ferocia tedesca, come quando ottiene che la sentenza di morte per tre giovani di Borsano venga commutata con la deportazione in Germania, salvandogli la vita. Per tutte queste ragioni egli ha ottenuto la medaglia d’oro dal Comune di Inveruno per benemerenze civiche. Consulta i materiali presenti nell’archivio dell’Associazione Alfredo Di Dio:

BOLLINI GIUSEPPE

Giuseppe Bollini nasce il 22 marzo 1922 a Legnano; da giovane trascorre la maggior parte del suo tempo libero presso l’oratorio di Sant’Ambrogio svolgendo attività di catechista e animatore dei ragazzi più giovani. A 14 anni inizia a lavorare come apprendista operaio, nel ‘43 si avvicina alla lotta partigiana. Entra così a far parte della brigata Carroccio e riceve l’incarico di staffetta tra Legnano e Cuggiono per consegnare documenti, portare messaggi e materiale di vario tipo. La sua avventura nella lotta partigiana è molto breve perché nel ‘44 riceve la cartolina di arruolamento del comando militare istituito dalla Repubblica di Salò. Don Carlo consiglia gli consiglia di evitare l’arruolamento recandosi in Val d’Ossola per unirsi ai partigiani della zona, dopo qualche giorno trascorso a Domodossola viene arrestato con altri compagni, scelto tra i prigionieri e trasferito a Cannobio al comando della guardia di confine fascista: qui la sorte è già decisa, la sua morte.

BOERI RENATO

Renato Boeri è stato un partigiano attivo nell’area del Mottarone, dove ha partecipato a numerosi scontri con le forze nazifasciste. Figlio del senatore Giovanni Battista Boeri, dopo la maturità classica è avviato agli studi di medicina presso l’Università Statale di Milano, interrotti a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale. Insieme al fratello Enzo partecipa alla lotta partigiana; dal dicembre 1944 è comandante della 7ª Brigata “Paolo Stefanoni” della Divisione Valtoce, formazione attiva nell’area del VCO. Ottiene la laurea nel 1948 e cominciò a lavorare all’Ospedale psichiatrico Paolo Pini, proseguendo poi la sua carriera sanitaria.  Consulta i materiali presenti nell’archivio dell’Associazione Alfredo Di Dio:

BETTINI CESARE

Cesare Bettini, partigiano, tenente e presidente del Raggruppamento Divisione Patrioti “Alfredo di Dio”, nasce a Bellano di Como il 17 maggio del 1922. Egli consacra la sua vita all’Italia: in Valle Cannobia partecipa alla Resistenza Italiana durante la Seconda guerra mondiale. È un combattente valoroso, stimato e amato da tutti coloro che ebbero la fortuna di conoscerlo. È inoltre uno dei protagonisti nella “battaglia di Megolo” e insieme ad Alfredo di Dio dà vita al “Gruppo patrioti Ossola”. Partecipa a numerose azioni per la liberazione. Costretto ad espatriare, riesce nell’aprile del ’45 a tornare come clandestino in Italia e a riprendere il suo posto nella divisione “Valtoce” fino all’insurrezione vittoriosa . Dopo la guerra ritorna alla sua Cassano dove si dà alla vita politica e amministrativa. Durante la guerra scrive molte lettere che vengono pubblicate da un amico in un libro intitolato “Memorie di un partigiano”. Muore il 29 ottobre 1994. Consulta i materiali presenti nell’archivio dell’Associazione Alfredo Di Dio:

BARCIOCCO UGOLINO

Ugolino Barciocco nasce a Novara nel 1930, risiede a Gozzano (NO) e lavora presso l’esattoria delle imposte dirette. Egli è figlio di un noto avvocato antifascista, partecipa giovanissimo alla lotta di liberazione collaborando in qualità di staffetta e informatore con il SIMNI ( Servizio Informazioni formazioni Militari Nord Italia) comandato da “Giorgio” Aminta Migliari; è attivo anche nella brigata partigiana Franco Abrami della divisione autonoma VAL TOCE comandata da “ Tom Mix”(Giulio Lavarini) che opera nella zona del massiccio del Mottarone. Ugolino è anche un poeta in lingua italiana e in dialetto e partecipa a diversi concorsi di poesia. Compone un’intera raccolta di liriche sulla resistenza ricoprendo così un importante ruolo di “poeta” nella lotta di liberazione. Secondo il giornalista Carlo Panizza, i giovani e le generazioni future dovranno essergli grati per ciò che il poeta ha fatto: “ogni suo verso, costantemente venato da una leggera malinconia, oltre a significare il ricordo di coloro che caddero per la difesa della libertà, vuole essere un invito, diretto soprattutto ai giovani, a lavorare sempre solo per la pace e per la giustizia”. Consulta i materiali presenti nell’archivio dell’Associazione Alfredo Di Dio:

AZIMONTI PIERINO

Nato a Sacconago il 22 dicembre 1909 da una famiglia operaia; fin da giovane lavora come operaio nelle officine meccaniche della zona; unisce alla vocazione per l’impegno sindacale e per la lotta in difesa dei lavoratori l’interesse per Azione Cattolica. Dal 1943 partecipa alle riunioni clandestine dalle quali nasceranno le prime formazioni partigiane cattoliche. Nel 1944 assume ruoli direttivi all’interno delle formazioni partigiane cattoliche inquadrate nel Raggruppamento “Alfredo Di Dio”, come Comandante della Brigata “Raimondi”, operante a Busto Arsizio con il nome di battaglia di “Timonpier”. La Brigata svolge prevalentemente azioni di sabotaggio e disarmo dei miliziani fascisti, anche se non mancarono gli scontri armati.  Consulta i materiali presenti nell’archivio dell’Associazione Alfredo Di Dio:

ARMIRAGLIO ALFONSO

Alfonso Armiraglio, nato il 9.06.1914 a Busto Arsizio (VA) , sposato e buon padre di famiglia, è un partigiano attivo nella Resistenza italiana negli anni successivi all’armistizio del ’43. Proprio a partire dal 1943 egli simpatizza per il Partito Democratico senza tuttavia tesserarsi mai. Tra l’ottobre e il novembre dello stesso anno, dopo un significativo incontro con l’esponente comunista Michele Riganti, inizia il suo impiego al Comitato di Liberazione Nazionale dei partigiani italiani, al fine di far cessare la guerra mettendo da parte ogni questione di ideale politico. In seguito al suo giuramento, si prende carico di sei uomini armati con venti moschetti per guidarli nei vari attacchi. Nel 1944 viene a contatto con un’altra importante figura comunista, Cesare Carnaghi, suo vecchio collega di lavoro presso la ditta Comerio. Prende parte a numerose spedizioni: ricordiamo in particolare quella del 1945 nelle boscaglie tra Fagnano Olona e Busto Arsizio dove vengono sequestrati tre maiali. Arrestato il 16 aprile 1945, interrogato e torturato dalla Brigata Nera (unità militare della Repubblica Sociale Italiana per combattere l’attività delle forze partigiane) non rivela ciò di cui è a conoscenza. Il patriota bustese sa rispondere in maniera impeccabile, estremamente precisa da non risultare bugiardo ma allo stesso tempo sufficientemente ambigua da non rischiare il carcere o la morte. La sera del 24 dello stesso mese la sua tattica funziona: ottiene la libertà assieme ad altri quattro dei suoi uomini, firmando un documento che riporta il suo impegno nel non riprendere attività contro la Repubblica Sociale Italiana. Interessante la lettura del verbale che permette di conoscere meglio la sua attività. Consulta i materiali presenti nell’archivio dell’Associazione Alfredo Di Dio:    

ALBENI DON GIUSEPPE

Giuseppe Albeni è nato il 10 novembre 1913 a Busto Arsizio. Ordinato sacerdote a Milano nel 1938, viene mandato a Cuggiono dove rimane diciassette anni con il compito di educare i giovani ai quali trasmette il dovere morale di opporsi alle ingiustizie della dittatura fascista. Incomincia la sua azione partigiana nel 1942, entra in contatto con diversi gruppi clandestini di estrazioni ideologiche differenti. All’interno dei locali degli oratori organizza gruppi giovanili clandestini. Durante la resistenza si è distinto per vari episodi nei quali ha dato prova del proprio coraggio. Protegge partigiani di alto spicco e molto ricercati dalle forze naziste, favorisce la nascita del nucleo partigiano di Pian Cavallone e il 7 aprile 1944 viene arrestato, ma poco dopo rilasciato. Salva sei partigiani della brigata “Gasparotto” condannati alla fucilazione e libera Albizzate dai nemici. Muore il 20 settembre 1961 dopo una lunga carriera religiosa. Consulta i documenti presenti nell’archivio dell’Associazione Alfredo Di Dio:

ABRAMI FRANCO

La storia di Franco Abrami rispecchia le virtù ed il coraggio che contraddistinguono i partigiani. Nel mese di marzo del 1944 assume il comando di un piccolo gruppo di Alpini a Vercelli e fin da subito si distingue per le sue qualità. Con loro fugge in Valsesia dove si unisce ai gruppi partigiani di Moscatelli. Insieme a Giulio Lavarini, Vincenzo Baroni ed altri costituisce un gruppo autonomo col motto “O morte o vittoria”, con il quale compie azioni di disarmo delle guardie preposte alla vigilanza delle linee ferroviarie. Tra le varie azioni militari si ricorda il disarmo di trenta carabinieri e sei uomini della Flak. Il gruppo Di Dio sulle montagne sopra Ornavasso viene da lui rifornito di armi, uomini e vestiario. Il 20 giugno 1944 parte con cinque compagni per disarmare la milizia fascista della stazione di Baveno: durante la spedizione contro i nazifascisti viene ucciso da un prigioniero, con una piccola pistola che questi era riuscito a nascondere. Consulta i documenti dell’archivio dell’Associazione Alfredo Di Dio: