Museo Didattico Fiorini

Documento n.330

NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto ArsizioDATA REPERTO 1943-45TIPOLOGIA REPERTO Fotografia di archivioDESCRIZIONE REPERTO Ritratto del partigiano Fausto Del Ponte negli anni della Resistenza.

Documento n.329

NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto ArsizioDATA REPERTO 1943-45TIPOLOGIA REPERTO Fotografia di archivioDESCRIZIONE REPERTO Ritratto del tenente Armando Calzavara, nome di battaglia “Arca”, negli anni della Resistenza.

Documento n.328

NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto ArsizioDATA REPERTO 1943-45TIPOLOGIA REPERTO Fotografia di archivioDESCRIZIONE REPERTO Ritratto del giovanissimo partigiano Ugolino Barciocco negli anni della Resistenza.

Documento n.327

NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto ArsizioDATA REPERTO 1943-45TIPOLOGIA REPERTO Fotografia di archivioDESCRIZIONE REPERTO Ritratto del partigiano Alfonso Armiraglio negli anni della Resistenza partigiana.

Tessera riconoscimento partigiani.

NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto ArsizioDATA REPERTO 1943-45TIPOLOGIA REPERTO Tesserino di riconoscimentoDESCRIZIONE REPERTO Tesserino di riconoscimento del partigiano Mirelli Corinto.

Documento n.165

NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto ArsizioDATA REPERTO 1943-45TIPOLOGIA REPERTO Documento d’archivioDESCRIZIONE REPERTO Organigramma della Divisione Valtoce e della Divisione Alto Milanese. È nel maggio del ’44 che il movimento di liberazione raggiunge la sua massima efficienza. Dagli scritti di Mario Pigatto: Maggio 1944. Il movimento cattolico clandestino nell’Alto milanese raggiunge un livello organizzativo ragguardevole anche sul piano militare, era necessario unire queste formazioni sparse. L’iniziativa fu promossa dai capi delle bande facenti riferimento al centro di coordinamento bustese, portò alla nascita della Divisione alto milanese. Il nucleo originario della divisione era composto da tre brigate operanti nella città e nella periferia di Busto Arsizio: la brigata Dino Giani, con comandante Sandro Colombo, la brigata Bruno Raimondi e la brigata Lupi, con comandante Cesare Carnaghi detto “Rino”. Primo comandante della divisione Alto milanese fu il tenente colonnello Carlo Tosi, nome di battaglia Simone, poi sostituito dal capitano Adolfo Martelli. Luciano Vignati aveva il delicato compito di mantenere i contatti politici con il CLN di Busto Arsizio, Legnano, Gallarate e conformazioni di altra tendenza operanti nella zona, brigate d’assalto Garibaldi, inoltre responsabile con Don Ambrogio Gianotti e Don Angelo Volonté del servizio rifornimenti del piano e della montagna. Alle prime tre brigate si uniscono poi la brigata Carroccio (Legnano), la brigata Rizzato (Gallarate), la brigata Passerini (Varese), la brigata Berra (Tradate), la brigata Costanzi (Castellanza), la brigata Colombini (Magenta), la brigata Gasparotto (Inveruno), la brigata Greppi (Angera), la Trevigliese (Treviglio). Nell’aprile del ’45 la divisione Alto milanese contava circa 1533 uomini. Perdite accertate a tedeschi e fascisti: 18 tedeschi morti e tre tedeschi feriti; 23 fascisti morti e 17 fascisti feriti; 5822 prigionieri fra tedeschi e fascisti. Perdite subite dalla divisione Alto milanese: 55 morti, 89 feriti e 102 prigionieri. La 12ª divisione SAP Garibaldi comandata da Andrea Macchi di Busto Arsizio e come commissario di guerra Sandro Villa, bustese anche a lui, era composta da sette brigate: la 81ª brigata Luciano Zaro a Gallarate, la 102ª Maurizio Maciantelli a Busto Arsizio e Valle Olona, la 150ª Emilio Tommasetti a Gallarate e Cavaria, l’ 151ª Nino Locarno a Samarate, la 152ª a Cardano al campo di Gallarate, la 1° Lombardia “Montagna” a Busto, Gallarate e Valsesia, la 183ª a Saronno, Ceriano e Cislago. La 102° brigata di Busto Arsizio inoltre era in stretto collegamento con la 182ª brigata di Legnano quindi le zone di Gallarate, Busto, Legnano e Cassano Magnago erano sede di azioni congiunte con reciproco aiuto. La forza numerica era di 2369 partigiani combattenti.

Documento n.164

NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto ArsizioDATA REPERTO 24 marzo 1945TIPOLOGIA REPERTO FotografiaDESCRIZIONE REPERTO Partigiani della brigata “Franco Abrami”, Divisione “Valtoce” trucidati dai nazisti a Solcio. Nello stesso periodo però le perdite tra i partigiani sono notevolissime. Così Mario Pigatto racconta: maggio 1944. Con la chiamata alle armi dei giovani di leva da parte della RSI e con l’ultimatum fatto per il 25 maggio ’44, vi fu un afflusso notevole di giovani bustesi che iniziarono a seguire la strada della montagna, fu necessario da parte di Luciano Vignati e il CLN prendere contatti con formazioni partigiane nell’Alto verbano, con il comandante Arca della brigata Cesare Battisti e con il comandante della divisione Val d’Ossola. Non tutti però poterono raggiungere le zone di operazione e si inserirono nelle formazioni dislocate in pianura. Le azioni di disturbo fatte dalle formazioni partigiane nel Verbano preoccuparono non poco i nazifascisti che decisero per una repressione antipartigiana e furono costretti a spostare da altri settori due divisioni per un totale di 20.000 uomini. Furono circondate le zone dell’Ossola e Alto verbano, i 3000 partigiani subirono un impressionante rastrellamento che iniziò il 12 giugno del ’44. Vi furono pesanti perdite partigiane, parecchi giovani bustesi persero la vita in combattimento come Botticelli Andrea, Guerra Franco, Raimondi Bruno, Rocca Carlo, Zocchi Bruno e furono fucilati. Suzzi Carlo si salvò fortunosamente dalla fucilazione di 43 partigiani a Fondoce, Crespi Eliano, Gussoni Bruno, Lupi Ausano, Macchi Luigi, Pezzotta Pietro, Raimondi Rolando, parecchi altri giovani furono fatti prigionieri. Il rastrellamento si concluse nell’ultima settimana di giugno.

Documento n.163

NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto ArsizioDATA REPERTO 25 aprile 1945TIPOLOGIA REPERTO Documento d’archivioDESCRIZIONE REPERTO Brevetto di partigiano assegnato ad Arturo Cucchetti, uno dei martiri della Ercole Comerio.

Documento n.162

NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto ArsizioDATA REPERTO 18 ottobre 1979 (con riferimento ai fatti avvenuti tra il ’43 e il ’45)TIPOLOGIA REPERTO Documento d’archivioDESCRIZIONE REPERTO Documento che riconosce alla città di Busto Arsizio la medaglia di bronzo al valore militare per il suo impegno nella lotta partigiana volta alla liberazione dai tedeschi. Busto Arsizio svolge un importante ruolo nel contesto della Resistenza partigiana nell’Alto Milanese. Ciò si deve a due principali ragioni: innanzitutto la città si trova in prossimità del confine svizzero ed ha dunque avuto una funzione fondamentale per quanto concerne la fuga e l’espatrio di molti ebrei e antifascisti oltre il confine; secondariamente si tratta di una città fortemente industrializzata ed è proprio dalle industrie locali (in particolare: la maglieria Formenti, la Confezioni Grassi, il Cotonificio Bustese, la tessitura Comerio, la ditta Bottigelli e il Calzaturificio Borrì) che provenivano materiali e mezzi a sostegno dei partigiani bustesi e non che stavano conducendo la lotta contro il nazifascismo. Busto svolge un importante ruolo di collegamento, smistamento e appoggio per le vicine formazioni partigiane di montagna attive nell’area dell’Ossola. Le industrie meccaniche e metalmeccaniche locali, rigidamente controllate dai nazisti e definite “stabilimenti protetti”, contribuivano finanziariamente alla sforzo di Liberazione. 

Documento n.161

NOME PROPRIETARIO Associazione Partigiana “Alfredo Di Dio”, Busto ArsizioDATA REPERTO 16 maggio 1945TIPOLOGIA REPERTO Documento d’archivioDESCRIZIONE REPERTO Richiesta del Cotonificio Bustese al Comitato di Liberazione Nazionale per ottenere un autotreno con rimorchio che il Comitato potrà sfruttare per gli approvvigionamenti alimentari della città. Tutti i materiali messi a disposizione dalle industrie bustocche dovevano necessariamente essere nascosti per poi essere distribuiti tra i vari gruppi partigiani. Ciò avvenne anche grazie alla grande collaborazione di molti sacerdoti cattolici. Dagli scritti di Mario Pigatto: “nel mese di gennaio a Busto Arsizio si presentò il problema di reperire una base sicura per depositare il materiale di rifornimento da immagazzinare in città, perché potesse poi essere distribuito secondo le necessità parte alle formazioni del piano e parte a quelli della montagna. La drogheria Vignati e Allavelli, punto di riferimento privilegiato per i contatti tra i comandanti delle bande, nonché il centro di confezionamento dei pacchi viveri e di altri generi, come vestiario, equipaggiamento vario e armi, era insufficiente. Durante i 20 mesi resistenziali i luoghi più usati al magazzinamento oltre alla drogheria di via Silvio Pellico, furono la casa di Sandrin in via Salvator Rosa, la casa di Cesare Carnaghi a Sacconago, la canonica di Don Angelo Grossi a Solbiate Olona presso l’oratorio, l’altra canonica di Don Carlo Pozzi presso l’oratorio di Castegnate e i sotterranei del seminario arcivescovile di Venegono Inferiore; un altro deposito fu ricavato nei sotterranei della chiesa di Sant’Edoardo a Busto Arsizio, sotto la protezione e sorveglianza di Don Ambrogio Gianotti”.